Il primo romanzo di fantascienza che ho letto è stato per, quanto ricordo, “Anno 2650” di Alfred Van Vogt, titolo originale “NON-A“. L’edizione di Urania è il n° 10 del 20 Febbraio 1953, prezzato a 150 Lire.
Ho ancora oggi questo volume, pur se in condizioni un pò disastrate.
Ovviamente non l’ho comprato io (non ero ancora nato!), ma ereditato da mio padre, anch’egli grande appassionato di FS. Insieme a questo ho trovato e recuperato una decina di altri romanzi che ho letto e riletto innumerevoli volte, non appena ho imparato a leggere 🙂
Sfogliando, con grande delicatezza, le pagine un pò ingiallite si ritrovano con una certa nostalgia le illustrazioni, schizzate a china, che avevano indubbiamente lo scopo di fornire un conforto visivo a certe “incredibili” situazioni; ricordo per esempio il disegno della “Macchina” sotto attacco da parte di aerei nemici. Immagini ora ingenue, ma allora di grande impatto.
E’ stato l’inizio di una lunga raccolta di titoli di svariate collane, da quelle economiche a quelle rilegate in brossura (di Libra Editrice), pur rimanendo maggiormente legato a Urania, forse per motivi sentimentali, ma soprattutto per motivi economici.
Negli anni ho accumulato e disperso più volte centinaia e centinaia di romanzi; quando lo spazio occupato diventava eccessivo, e sempre su instigazioni esterne!, vendevo o regalavo intere collezioni…con mia grande dispiacere del momento e grande rammarico di oggi.
Non credo abbia un grande senso dare un ‘voto’ alle opere; il giudizio di merito è molto condizionato dal momento della lettura, quindi dall’età e dalle precedenti letture ed esperienze.
Ad esempio, anni fa ero affascinato dalla saga di Aarn Munro il Gioviano di John Campbell, per le continue e sempre più incredibili avventure, con nuovi materiali ‘indistruttibili’ ed armi di distruzione di massa (oggi non sarebbero così ben viste), inventate e realizzate nel giro di pochi giorni, se non ore. Tutto questo oggi fa ampiamente sorridere.
Poi viene la maturazione e l’accostamento tra varie opere incentrate sulla stessa idea di base, ma sviluppate secondo tanti percorsi diversi, con chiavi di lettura più ‘sociali’ e stili narrativi più ricchi, attenti anche ai personaggi oltre che alle situazioni.
Questo non significa che disdegno o rinnego opere che ancora oggi suscitano il “Sense of Wonder” per la loro costruzione ‘scientifica’ e per l’ambientazione in giro per l’universo, tipici della Space Opera.
Forse il tema che meno mi affascina, pur avendone letto parecchio, è il Cyberpunk, perchè spesso talmente estremizzato che di deve arrivare alla fine del romanzo per capire cosa è successo nella storia narrata. Inoltre, i progressi tecnologici accelerati che viviamo renderanno, forse presto, ‘storiche’ molte delle idee raccontate in questi romanzi.
Oltre al già citato “NON-A”, ho voluto qui illustrare altre opere che rappresentano per me dei ‘capolavori’ del proprio genere.
“Dune” è forse un genere e un caso a sè; credo che Herbert non abbia realizzato altro di così importante dopo questa saga… forse si è esaurito con gli ultimi volumi della serie, fin troppo involuti e mistici.
Di certo il primo volume (per non scordare il film di Lynch) ha proposto un universo totalmente diverso dagli altri, basato su un’intuiziane, la ‘spezia’, geniale e innovativa. Una cosa posso dirla per certo: dopo aver letto quest’opera ho imparato il valore dell’acqua!
La serie di “Ender” ha rappresentato un’altra svolta importante nella mia percezione della fantascienza.
Confesso di essermi commosso per l’empatia suscitata dall’autore Orson Scott Card (non ho però capito qual’è il nome e quale il cognome) verso creature radicalmente diverse dal genere umano, ma che anno in comune intelligenza e aspirazione alla continuità della specie. In questo caso, la recente trasposizione cinematografica rende, ovviamente, ben poco gli aspetti morali del libro.
“City” di Clifford D. Simak è romanzo capostipite della fantascienza sociologica, che riassume in (poche) pagine l’evoluzione
nel lunghissimo periodo della vita sulla Terra, a partire dall’umanità, che ricopre ruolo marginale (se non nei racconti dei Cani intorno al fuoco), passando per le Formiche e Robot. In particolare, avendo e amando i cani non posso soffermarmi a guardare la mia compagna canina Frosty senza chiederle “Perchè non parli?” !
Voglio inoltre ricordare altri autori e altre opere che hanno lasciato impronte importanti nella mia pur misera cultura sulla fantascienza; non posso ne riesco a citarli tutti e, sicuramente, mi scorderò altri nomi fondamentali:
Isaac Asimov con la serie Foundation e relative premesse e seguiti; è ammirevole come Asimov sia riuscito a ‘legare’ tra di loro argomenti e linee narrative diverse in un quadro unico.
Elisabeth Moon con la serie su Esmay Suiza, per avere ben tratteggiato i conflitti psicologici della protagonsita pur all’interno di una Space Opera. E non voglio dimenticare il diverso Tutti i colori del buio.
Philip J. Farmer con la saga sul Grande Fiume, forse l’idea più originale della fantascienza. Certamente Farmer si è divertito a scriverla (io di sicuro lo avrei fatto) per l’opportunità di riunire così tanti e diversi personaggi storici in un unico contesto, con culture, esperienze, interazioni storiche e relazioni sociali radicalmente differenti.
Arthur C. Clarke da molti ricordato solo o soprattutto per ‘2001 Odissea nello Spazio‘, ma autore di altre grandi opere, tra le queli voglio ricordare ‘Incontro con Rama‘ per il confronto/scontro tra fede e scienza.
Philip K. Dick è forse l’autore più eccentrico, per non dire pazzo o visionario, del panorama fantascientifico. Non conosciuto dal grande pubblico fino alla trasposizione cinematografica di due capolavori come ‘Il cacciatore di androidi‘ – titolo originale ‘Do Androids Dream of Electric Sheep?‘ da cui è tratto il film ‘Blade Runner’ e ‘La svastica sul sole‘ (serie ‘L’uomo nell’Alto Castello‘ o ‘The Man in the High Castle‘.
Per finire queste brevi note, sono lieto che nella fantascienza più ‘moderna’ siano stati introdotti e trattati temi e argomenti prima tabù o comunque esclusi perchè non ‘inerenti’ alla storia narrata.
Mi riferisco al sesso, sia platonico che fisico, grande motore dell’evoluzione, alla politica, elemento imprescindibile nelle scelta di cambiamento, e agli aspetti meno nobili dell’animo quali avidità, cupidigia, invidia, prepotenze e rancore, senza i quali saremmo tutti santi e i racconti sembrerebbero ‘estranei’ al nostro vedere la vita.
Ho un unico rammarico: pur avendo avuto alcune volte idee e spunti per un racconto e a tratti il desiderio di tradurle in scritti, questo non è mai accaduto, per pigrizia e incapacità a narrare…peccato.
Film

Parlando di film, con poche rare eccezioni (il citato 2001, Dune, Avatar…) i film tratti da romanzi di Fantascienza non sono all’altezza dello scritto, soprattutto per ovvi motivi di ‘spazi’ e ‘tempi’.
I film di questi ultimi anni puntano più sugli effetti speciali per stupire l’osservatore che sulle motivazioni, sul significato e sull’intreccio della storia.
In particolare, mancano le opere di ampio respiro (forse con la sola eccezione di Star Wars) che si estendono nel tempo, generazioni o secoli.
A questi poi si affiancano i film di serie ‘B’ e oltre, ma per questo vi rimando alla pagina dedicata ai premi RACSO (anti Oscar).
Per di più, l’invasione nelle sale dei film sui Super Eroi, con le produzioni Marvel in testa, sta progressivamente spazzando via altri filoni, col risultato che per molti ‘questa‘ sia la fantascienza.